La Cascata delle Marmore trae origine dall’apertura, nel 271 a.C., dell’emissario Curiano (detto Cava Curiana), voluto dal console di Roma Manio Curio Dentato. Tale emissario aveva lo scopo di liberare la pianura reatina dalle paludose acque del fiume Velino. Nel corso dei secoli tali acque, grazie all’azione di deposizione del carbonato di calcio, contribuirono alla formazione della rupe travertinosa delle Marmore, sbarramento naturale del lago reatino verso la valle del Nera. A partire dalla metà del XIX secolo il “salto” della Cascata venne utilizzato per la produzione di energia idroelettrica a questo sfruttamento industriale delle acque del Velino sono dovute le “aperture” e le “chiusure” della cascata, attraverso le paratoie mobili nei pressi dell’abitato di Marmore, programmate in base all’utilizzo del flusso per la produzione di energia idroelettrica. La struttura della Cascata si compone di tre salti per complessivi 165 m di dislivello. Il salto principale (80 m), termina nel primo grande vascone; da qui le acque del Velino proseguono il loro tragitto verso l’alveo del Nera per mezzo di altri due salti tra decine di rivoli e vasche. La vegetazione della Cascata è particolarmente rigogliosa: in prossimità delle acque si trovano tappeti di felci e muschi ed esemplari di salici e pioppi di varie specie. Il bosco che ricopre i terrazzi calcarei, è composto prevalentemente da carpini neri, aceri, ornielli, fichi, ailanti e, nelle aree più asciutte, da lecci e pini d’Aleppo. L’area della Cascata è stata attrezzata con una rete di cinque sentieri che si dipanano tra giochi d’acqua, pozze e ruscelli e che permettono la visita dell’ambiente della rupe.
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